Prima di affrontare nello specifico la situazione milanese si rendono necessarie alcune osservazioni di carattere generale che riguardano quelle manifestazioni artistiche europee destinate a sconvolgere, influenzare e mutare radicalmente i futuri orizzonti dell’arte contemporanea. Ci riferiamo ovviamente alla nascita delle avanguardie e in particolare all’Espressionismo, prima corrente che denuncia l’esigenza di una ricerca, anche se non completamente sovversiva, che risponda ai bisogni nuovi. Tra le avanguardie l’Espressionismo è anche quella maggiormente connessa agli sviluppi dell’opera di Marcello Dudovich. Una delle conseguenze più importanti della stilizzazione e dell’antinaturalismo nato in seno al mondo simbolista è quella del potenziamento dell’astrazione, che condurrà le nuove generazioni a un sempre più drammatico allontanamento dalla realtà e dai valori della tradizione pittorica. Ma per adesso e per tutto il primo decennio del Novecento l’espressione pittorica seguirà una linea di tendenza che non potrà fare a meno dei riferimenti all’iconicità delle sagome umane, animali e vegetali, benché trattate in modi sintetici e stilizzati, sottratte quindi al carattere analitico e date per via compendiaria. “© 2017 archivio MD”
Marcello Dudovich appartiene di fatto alla generazione dei nati attorno al 1880 e come i suoi compagni di strada non sembra prendere le distanze dalla generazione precedente, tuttavia – lo ribadiamo – è legittimo che vi siano delle differenze; in particolare il dato naturalistico già sintetizzato e astratto nelle sue componenti essenziali in periodo Liberty, si farà più strutturato, meno ossessivo nella sua valenza decorativa, lasciando via via il campo figurativo ad una presenza umana sempre più invadente. Vedremo in particolare la figura femminile, fondamentale nell’opera di Dudovich, esprimere maggiormente il proprio carattere, quasi espandersi, come pronta ad emettere onde energetiche, non più appoggiata o confortata dai fenomeni vegetali. Questo succederà in Italia tra appena un lustro, quando allo scadere del primo decennio il clima del nostro Paese si surriscalderà conoscendo il suo periodo espressionista, ma in Europa – Francia e Germania in testa – la violenta e radicale trasformazione è già in atto: nascono nel 1905 sia il movimento fauve-espressionista innescato da Matisse (dopo l’incontro decisivo con Gauguin) che il gruppo di “Die Brücke” di Dresda raccolto attorno alla figura di Kirchner. Sforzandoci di tenere ben ferme le premesse della nostra ricerca, avanzeremo considerazioni in relazione all’influenza di questi due principali movimenti espressionisti europei – “Fauves” e “Die Brücke” – sull’arte di Marcello Dudovich. “© 2017 archivio MD”
L’insegnamento dei Fauves di costruire un’immagine priva degli effetti illusionistici della prospettiva partendo dalla linea di contorno e dall’accostamento di zone piatte di colore antinaturalistico, in modo da aumentare il valore espressivo e la pregnanza del soggetto raffigurato, fu un dispositivo adottato già dai cartellonisti della generazione precedente a quella di Dudovich e ampiamente utilizzato per i manifesti pubblicitari. Grazie alla tecnica di riproduzione a stampa litografica, e all’applicazione della cromolitografia in particolare, gli artisti impararono infatti a sintetizzare e a comporre per via essenziale raggiungendo livelli di astrazione sempre maggiori. Il gruppo dei Fauves – e pensiamo soprattutto a Maurice Vlaminck a Kees van Dongen, a André Derain che appartengono di diritto alla generazione espressionista, essendo nati rispettivamente nel 1876, nel 1877 e nel 1880, anche se poi prenderanno strade diverse – porta alle estreme conseguenze la ricerca iconica già avviata dai simbolisti (è infatti proprio l’incontro tra Gauguin e Matisse a risultare determinante per questi giovani artisti). Tornando in Italia troviamo applicate le stesse leggi stilistiche dai cartellonisti loro coetanei nati a ridosso del 1880 e ci riferiamo soprattutto alla volontà di istituire una scienza autonoma del colore, svincolata da intenti di resa atmosferica e dalla fedeltà ai referenti, e al linearismo che induce ad una generalizzazione e all’affermazione dei valori di superficie. Ma vi sono altri artisti, più propriamente pittori ma anche abilissimi grafici, che attraverseranno nei primi due decenni del Novecento un periodo espressionista: seguiremo in particolare il percorso di Boccioni, di Viani, di Bonzagni e di Casorati. “© 2017 archivio MD”
L’altro movimento espressionista europeo è quello tedesco Die Brücke, nato a Dresda nel 1905 (nel quale annoveriamo Ernst Ludwig Kirchner, Erich Heckel, Karl Schmidt-Rottluff nati rispettivamente nel 1880, nel 1883 e nel 1884). Anche per questo gruppo di artisti il Primitivismo, fonte primigenia d’ispirazione e d’energia, giocò un ruolo fondamentale, ma saranno ugualmente determinanti sia le testimonianze figurative delle popolazioni extraeuropee, sia quelle della cultura tedesca quattrocentesca, con particolare attenzione per tecnica incisoria della xilografia, recuperata quale valore tradizionale nazionale e utile mezzo di divulgazione. Caratteristiche del gruppo di Dresda saranno l’impegno in un’espressione artistica che sia denuncia sociale e la profonda volontà di fuggire una società così tenacemente avvinghiata alle convenzioni borghesi. La visione della realtà portata dagli artisti del Brücke risulterà inevitabilmente forzata attraverso la lente della deformazione, che ne potenzierà la forza comunicativa anche seguendo un processo di ordine psichico, in un ottica di drammatico inasprimento e conflitto nei confronti del genere umano. Dopo queste necessarie considerazioni possiamo avviare una riflessione che porti immediatamente in luce quegli aspetti dell’arte di Marcello Dudovich che meglio evidenziano il suo effettivo coinvolgimento in problematiche figurative a carattere espressionista. Innanzi tutto conviene da subito chiarire che Dudovich opera in un settore, quello pubblicitario, che ha una precisa finalità commerciale e che malvolentieri si coniuga con la causa perorata dall’avanguardia espressionista, ovvero l’aggressiva denuncia sul piano sociale e l’alto grado di deformazione a livello stilistico. “© 2017 archivio MD”
I manifesti creati dai cartellonisti a scopo reclamistico – che si distinguono per esempio da quelli ideati dai gruppi avanguardisti per annunciare un evento espositivo – operano sul piano della concretezza e devono pertanto restare ancorati al principio della “buona forma” e diffondere ottimistiche informazioni sul mercato. L’universo apparentemente incorrotto della pubblicità accoglierà a livello stilistico, intorno ai primi anni del secondo decennio, delle lievi sfumature espressioniste che prontamente registreremo, ma queste non saranno tuttavia in grado di alterare la magia propagandista, che puntualmente otterrà il suo effetto. Dudovich condivide, come abbiamo già dimostrato, il sintetismo della rivoluzione figurativa in corso, ma non distilla nuovi stimoli dal serbatoio del primitivismo (sia esso legato alla nostra o ad altre tradizioni). L’unica riflessione possibile in direzione “primitiva” è, ancora una volta, di ordine stilistico poiché il cartellone si avvale di una forma di iconicità arcaica, simile a quella delle pitture vascolari, dove i vari piani cromatici garantiscono un risultato bidimensionale. Con estrema coerenza Dudovich rimarrà fedele per tutta la vita ad una linea iconica integra, in cui la figura umana verrà rispettata e circoscritta dagli eccessi. Sarà proprio analizzando le tavole redatte da Dudovich a tempera e ad acquarello in occasione della sua collaborazione con la rivista satirica “Simplicissimus” di Monaco di Baviera tra il 1911 e il 1914 che approfondiremo il rapporto dell’artista con la corrente espressionista; in queste opere infatti l’artista si esprimerà con uno stile più corrosivo di evidente accento drammatico. Ma al 1911 mancano ancora sei anni di attività che dobbiamo colmare, riprendendo da dove avevamo interrotto. “© 2017 archivio MD”