Seguendo l’insegnamento del Simbolismo gli artisti più giovani, nati attorno agli anni Ottanta come i cartellonisti pubblicitari coetanei di Marcello Dudovich, operano un concreto distacco dalla stagione naturalista ottocentesca indirizzandosi a considerare l’opera d’arte come un avvenimento sintetico e teso al “risparmio”. Seguendo la linea vitalistica del disegno, nelle sue espressioni sintetiche ed essenziali, è possibile considerare la situazione che viene delineandosi in Europa all’alba del Novecento anche attraverso il fondamentale contributo delle riviste d’avanguardia. Queste, col potere dell’immagine e grazie alla diffusione capillare, divulgano la linea decorativa Liberty in più Paesi. Attraverso il “segno” decorativo che collega le riviste di maggior interesse e peso specifico – per contenuto e innovazione grafica – possiamo seguire e tentare di comprendere le sollecitazioni culturali cui il giovane di Marcello Dudovich fu sottoposto. “© 2017 archivio MD”
Seguendo un ordine di tipo cronologico dobbiamo prima di tutto occuparci dell’Italia, paese in cui vede la luce, nel 1895, la rivista mensile illustrata d’arte letteratura scienze e varietà “Emporium”, edita dall’Istituto Italiano d’Arti Grafiche di Bergamo. “Emporium” nasce sul modello della rivista inglese “The Studio” (edita a partire dall’aprile del 1893). Questo particolare assume notevole importanza ai fini della nostra indagine perché indirizza il pubblico dei lettori – almeno per i primi anni – verso gli episodi dell’arte inglese, orientamento che si rileverà decisivo per la grafica italiana. La rivista di Bergamo si occupa tempestivamente di Beardsley (subito nel 1895) e offre molto spazio ai Preraffaelliti, indagando della Confraternita i vari aspetti e applicazioni nel campo dell’arte. Questa derivazione dell’editoria e della grafica italiana da formule inglesi è un primo nodo contenutistico che va affrontato. Vedremo più avanti come alla formazione di Dudovich concorreranno infatti anche fattori di derivazione anglosassone, tratti in particolare da quegli artisti che si dedicarono specificatamente al cartellone pubblicitario (e in particolare a Bradley, a Penfield e a Nicholson). “© 2017 archivio MD”
Dal 1897 tuttavia “Emporium” andava sempre più estendendo il suo interesse alle pubblicazioni tedesche, offrendo primizie da “Jugend” (appena sorta assieme a “Simplicissimus”) e da “Pan”, e in ciò contribuendo a distaccare la rivista da un troppo eccessivo ossequio a “The Studio”. E’ così che seppe fungere da cassa di risonanza delle nuove tendenze in atto negli altri paesi europei e, dopo la sua esperienza fortunata, il mercato italiano si aprì ad altre testate. Nello stesso anno di “Emporium” – il 1895 – nella città di Berlino (che appena tre anni più tardi avrebbe dato vita alla seconda delle secessioni tedesche) vede la luce “Pan”, una lussuosa rivista per bibliofili e di grande formato che abbracciò nel suo ampio spettro Nietzsche e Toulouse-Lautrec, Khnopff e Scheerbart, Maeterlinck, Van de Velde e Hofmannsthal, Seurat, Signac, Klinger, Böcklin, Liebermann, Beardsley e Minne, Heine…; tra i suoi collaboratori fissi vi troviamo Peter Behrens, Otto Eckmann, Ludwig von Hoffmann e Joseph Sattler. Il padre spirituale della pubblicazione è Julius Meier-Graefe e la prima copertina della rivista viene affidata a Von Stück. “© 2017 archivio MD”
Una linea decisamente decorativa si afferma quindi a Monaco nel 1896: nascono le già citate riviste “Jugend” e “Simplicissimus”, due testate di importanza capitale nella storia dell’editoria europea. “Jugend”, che già nel nome richiama la nuova e ‘giovane’ poetica modernista (in ambito tedesco definita Jugendstil) è un settimanale illustrato d’arte e vita dal carattere divulgativo, di non alto livello formale. La sua peculiarità risiede nell’attenzione prestata all’aspetto tipografico: i caratteri del titolo della rivista mutano di fascicolo in fascicolo, mentre nelle pagine successive un continuum di testo ed illustrazione assicura all’occhio una piacevole lettura. La rivista si mantenne sempre aderente alla vita quotidiana e diede per questo spazio ad espressioni artistiche di gusto ‘popolare’, ammettendo la caricatura e vignette piccanti. I primi modelli di grafica tedesca scesero in Italia (e si diffusero in Europa) tramite questa arguta rivista. Si trattava di immagini dalla forte carica espressiva, di sigle dalla stesura a macchia e di silhouettes mosse ma nette. L’altra rivista tedesca, “Simplicissimus”, è un settimanale politico-satirico che ci interessa più da vicino in quanto la sua predilezione per una grafia sintetica, dal tratto risentito e sprezzante, dalle campiture cromatiche piatte, presenta elementi di contatto fondamentali con l’arte cartellonistica. Inoltre Marcello Dudovich sarà tra i collaboratori di questo periodico tra il 1911 e il 1915. “Simplicissimus” fu fondata nel 1896 dall’editore Albert Langen e da Thomas Theodor Heine (creatore del cane “Simpl”, di razza Buldogg, celebre simbolo del settimanale), mente direttiva del gruppo di illustratori che fecero capo alla rivista. Tra questi ricorrono i nomi di Bruno Paul, F. von Reznicek ed Eduard Thöny. “© 2017 archivio MD”
Le due maggiori personalità che si contesero la popolarità attraverso le illustrazioni, che denunciarono con pungente cinismo gli abusi delle classi dirigenti nella vita sociale e politica contemporanea, furono Heine e Paul, mentre Reznicek (al quale Dudovich subentrerà nel 1911) con un disegno meno avanzato sulla strada della sintesi, si dedicò ad illustrare le stravaganze dell’universo femminile, con particolare attenzione verso la moda. T.T. Heine da agguerrito illustratore quale fu, garantì un notevole rinnovamento al gusto grafico europeo. In accesa polemica con la tradizione ottocentesca la sua lezione iconica, distante anche dalle intonazioni jugendstil troppo classiciste e pesanti vive in Germania, spianò la strada ai grafici della nuova generazione. Soprattutto a lui, guarderà, con ammirazione, Dudovich fin verso il primo decennio del Novecento, integrando così le sue prime e meno appariscenti sollecitazioni anglofile all’interno della sua opera con la lezione astratta dello Jugendstil. A conclusione di questa pur breve ricognizione nel panorama editoriale europeo all’avanguardia, dobbiamo ricordare ancora la già citata rivista austriaca “Ver Sacrum”, nata nel 1898 per volontà degli artisti della Secessione viennese e che si fece immediatamente portavoce della nuova sensibilità riformatrice. Di formato quadrato e dalla veste preziosa, quasi sacrale nella sua purezza, che ne accentua il carattere altamente decorativo, la rivista accoglie stilizzazioni floreali prese a prestito da una natura scarnificata fino all’essenza, approdando direttamente allo Jugenstil. Il carattere fitomorfo, peraltro già individuabile nel nome “Sacra Primavera”, intende rendere omaggio a quella stagione che più di ogni altra ha in sé la potenza dell’energia vitale, della forza rigeneratrice. Tra i collaboratori della rivista vi sono gli stessi artisti costituenti la Secessione viennese e i nomi più importanti (nell’ottica parziale che tiene conto solo della nostra indagine) sono quelli di Gustav Klimt e Kolo Moser. “© 2017 archivio MD”