GS1 Tempera Gabriele Ersight . Stabilimento bacologico F.lli Luciani, Ascoli Piceno. Una giovane donna con scialle guarda un baco da seta che regge nel palmo della mano. Poi una vista dello stabilimentoi e la scritta pubblicitaria. - Marcello Dudovich
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Tecnica: Tempera su carta / Tempera a on paper.
Dimensione: cm. 56 x  39 / in 23,22 x 15,35
Anno: 1915 ca
Soggetto: Stabilimento bacologico F.lli Luciani, Ascoli Piceno .
Provenienza: Collezione  privata G.E.  / Private   collection G.E.

Note: Sperduta e  lontana nel territorio della regione Marche meridionale  – lì dove la classicità del Travertino  incontra  la mitologia dell’ acheo Diomede, dove nacquero Publio Ventidio Basso  e Giulio Cantalamessa , dove cattolicesimo  e medioevo si danno appuntamento all’ombra dei monti Sibillini e del Gran Sasso, Dudovich   pensò e poi forse  realizzò questa tempera in presentazione  in un viaggio di estrema  semplicità  e purezza industriale. Non sempre le opere di un autore possono essere considerate capolavori e questa certamente non lo è. La sua semplicità è allarmante e viene ricondotta ad un interessante fenomeno  che ha caratterizzato la vita economica dell’Ascolano fra il 1870 e il 1950 con la nascita e lo sviluppo dell’industria della confezione del seme dei bachi da seta strutturatosi come un vero e proprio distretto di assoluto rilievo europeo, sia in termini quantitativi, che qualitativi. La storia, come tutte le storie, è lunghissima  e trova le sue radici da un’epidemia che nel 1840 si manifestò per la prima volta in un allevamento di bachi in Provenza  per poi espandersi in tutta Europa  alimentando la distruzione  degli allevamenti   con la drastica riduzione delle rese produttive. Il distretto bacologico  Ascolano rimase intatto da tale pandemia  per l’adozione di un originale ed efficace sistema di isolamento delle farfalle madri suggerito  dal grande Louis Pasteur, il quale aveva dettato un metodo per la corretta riproduzione dei bachi: le farfalle femmina che depositavano le uova dovevano essere tenute separate le une dalle altre grazie all’utilizzo di “celle” di garza o di carta; dopo la deposizione delle uova le farfalle andavano esaminate al microscopio per individuare i segni della malattia: se questi esistevano, occorreva distruggere le uova deposte dalle femmine malate, conservando solo quelle generate da femmine sane. Il sistema suggerito da Pasteur fu chiamato “cellulare”, in contrapposizione all’antico, detto “industriale”.   Fu questo il segreto delle filande di  Ascoli che non solo  subirono marginalmente  la crisi infettiva ma anzi le rese più solide con una produzione locale che nel 1890  sfiorava il 50% dell’intera produzione di seta europea con anche la vendita di semi sani all’estero permettendo il riavvio dell’attività   a quelle aziende che ormai avevano  cessato la produzione a seguito della pandemia  pebrina. E Dudovich ?  Dudovich  fu uno dei tanti artisti  chiamati nell’ascolano  a preparare quella che una volta si chiamava rèclame. E’ noto che Dudovich  avesse frequentazioni professionali ad Ascoli Piceno come del resto in tante altre città dove erano insediati  rilevanti   comparti  d’attività produttive industriali o manifatturiere. Noto sarà il suo manifesto  per l’anisetta Meletti  di Ascoli Piceno ma altri lavori minori preparatori escono dalla storia e dalle collezioni come la tempera presentata che altro non è che un vero e proprio prototipo poi non andato in produzione. Il messaggio pubblicitario  è chiaro e trova fulcro in una giovane fanciulla  che ammira un baco da seta  tenuto nel palmo della  sua mano . La sua camicia bianca che appena si intravede con lo scialle  sono prettamente riconducibili ad una tradizione marchigiana. Nel centro è posto il nome dello stabilimento bacologico F.lli Luciani, tra i più  rinomati  e costruito nel 1890 nel pieno centro di Ascoli in corso Vittorio Emanuele. Con un lapis sbiadito appena leggibile è apposta la scritta “ Seme- Bachi delle più pregiate razze indigene gialle e incrociate – cinesi e giapponesi”. Nell’angolo basso a destra sono disegnate alcune monete oppure medaglie a testimoniare  la  ricchezza o la premiata qualità  del prodotto in questione. L’impalcato  dell’opera è certamente gradevole, molto semplice e con un leggero tocco di ruralità addicendosi  perfettamente ad una pubblicità  di un’industria  bacologica. La  longeva datazione, visibile anche dai segni sulla carta lasciati dal tempo , è quasi certamente collocabile tra il 1910 e il 1915, ciò lo si evince da alcuni particolari costruttivi dell’impalcato che non possono essere svelati. Eccezionale e assoluta onestà a per quest’opera  più unica che rara eseguita  su carta non restaurata  di cm 56 x 39  appesa da decenni  alle pareti  di un’abitazione  privata di Monza. “ © 2019 archivio MD”

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Tempere Pitture
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