La breve esperienza genovese e la collaborazione alla rivista “Novissima ( 1905/1906)

Inizia nel 1905 il periodo che giustamente la storiografia decreta essere per Marcello Dudovich quello della sua affermazione, ma che troppo spesso si è voluto considerare come il suo migliore, il più folgorante e significativo di tutta la sua lunga carriera. Infatti si è spesso dimenticato troppo in fretta la dignitosissima testimonianza artistica del Dudovich degli anni Venti e Trenta. Certo la produzione precedente, che dal 1905 giunge fino alle soglie dello scoppio della grande guerra, è più leggera, inebriante e chiassosa di quella posteriore che ci appare inevitabilmente più ferma, più ragionata e meno ariosa; questo tuttavia non può e non deve influenzare il giudizio estetico complessivo che deve rinunciare, una volta per tutte, alle semplicistiche etichette di cui Dudovich fu vittima e che lo dipinsero, essenzialmente, come “il cantore della belle époque”. Una volta tramontata per sempre quell’epoca felice – come avremo modo di dimostrare – la stella di Marcello Dudovich non si spegne né smette di brillare. Astro nascente si conferma senz’altro il Nostro nel panorama della grafica non solo italiana all’inizio del secolo, quando interrompe intorno al 1905 il fruttuoso sodalizio con l’officina grafica bolognese di Edmondo Chappuis, probabilmente a causa del clima di invidia e risentimento che gli si era formato attorno, ma anche – più concretamente – per una indiscutibile tendenza del triestino alla libertà professionale nella ricerca di sempre nuove esperienze, che certo poteva concretizzare in città più industrializzate, come Milano. “© 2017 archivio MD”

Il ventisettenne Dudovich si trasferisce in un primo momento a Genova per lavorare presso l’editore Armanino, ma qui vi resta solo per pochi mesi a cavallo tra il 1905 e il 1906; probabilmente la sua personalità spiccata e focosa, il suo carattere poco incline al compromesso e all’adeguamento, furono tra i possibili motivi della sua rinuncia a collaborare con l’editore genovese. “© 2017 archivio MD”

Sempre nel 1905 Marcello Dudovich illustra con alcune tavole le pagine della rivista “Novissima” in un’edizione, questa, davvero molto curata e di altissimo pregio. Opere grafiche di estrema raffinatezza sintetica si coniugano perfettamente in una delicata armonia che pervade le opere di Dudovich, di Terzi, di Mataloni, di Bompard, di De Karolis e di Baruffi – per citare quegli artisti che seguono un itinerario espressivo più prossimo al Nostro, ma che sono anche le migliori penne grafiche della Italia del primo Novecento. L’interna coesione di questo numero di “Novissima” è raggiunta grazie ad una serie di preziosissime tavole stampate su carte tinte, ove una linea iconica si impadronisce di quasi tutte le illustrazioni, tanto che si potrebbe addirittura parlare di un effetto “linoleum”. Ora però vogliamo tornare all’edizione dell’albo “Novissima” del 1905 e soffermarci sulla tavola di Dudovich, che anticipa certe soluzione grafiche poi adottate nel prossimo decennio durante la collaborazione con il “Simplicissimus” di Monaco. Nel taglio compositivo diagonale e nella scelta di un elemento figurativo che funge da sbarramento orizzontale, nelle tinte coloristiche acide e antinaturalistiche – in questo caso un blu “carta da zucchero” per la parte in ombra e un giallo per quella in luce – si anticipano determinate preferenze del triestino. La protagonista è una donna elegante – i cui tratti somatici ci sono ormai familiari perché corrispondono a quelli di Elisa Bucchi – seduta sul ponte di una nave. La prospettiva dal “sotto in su”, risultata vincente nella comunicazione cartellonistica, viene qui adottata per rendere al meglio la tensione emotiva che caratterizza la scena di una partenza, di un addio. “© 2017 archivio MD”

La stessa coerenza di linguaggio che fa di Marcello Dudovich un maestro ormai riconosciuto nel mondo variegato delle arti decorative, la si può riscontrare in Aleardo Terzi: “libero di sfuggire al cliché di modi e di stili codificati da applausi stagionali”, non va ricordato solo per il suo stile Liberty o per le “donnine” graziose perché, alla pari di Dudovich, “possiede uno stile, una linea, una misura, che lo mette fuori dalla mischia dei “celebratori d’occasione”. La sua capacità intuitiva darà alla luce alcune tavole mono e bicromatiche che costituiranno le migliore gemme illustrative della rivista dal 1905 al 1910. “© 2017 archivio MD”

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