Il ” Travaso delle Idee” fu pubblicato a Roma dal 25 febbraio del 1900 al 1966. Fu un settimanale di pungente satira, senza una precisa collocazione politica. Nato in età giolittiana ed affermatosi agli inizi del fascismo, raggiunse, all’apice della sua popolarità le 300.000 copie di tiratura, un record . Fu fondato da Filiberto Scarpelli (padre del celebre sceneggiatore Furio), insieme a Carlo Montani, Marchetti, Tolomei e Yambo. In realtà Scarpelli proseguì un giornale già esistente, “il Travaso d’Idee”, che aveva acquistato dal suo fondatore, Tito Livio Cianchettini, sul finire del 1899. Insieme alla testata, aveva rilevato anche il motto: “Accidenti ai capezzatori” ove per capezzatori intendeva gli appartenenti alle classi dirigenti i quali tentavano di imporre la “ capezza” (cavezza) al popolo alla stregua di “una bestia da soma“. Collaborarono alla rivista alcune delle migliori firme del tempo quali Pio Vanzi (che ne fu anche direttore) Gandolin (Luigi Arnaldo Vassallo) Guido Vieni (Giuseppe Martellotti) Giulio De Frenzi (Luigi Federzoni) Caramba e Yorick (Piero Ferrigni) Manca, De Rosa, Daniele Fontana, Luigi Bompard. Una delle rubriche più seguite era quella dedicata alle “pubbliche proteste” di Oronzo E. Marginati, pseudonimo dietro cui si celava lo scrittore e giornalista Luigi Lucatelli. La collaborazione dei lettori nello scoprire esempi di involontario umorismo in altre pubblicazioni a stampa (i cosiddetti “refusi”) veniva particolarmente incoraggiata, con la loro pubblicazione nella rubrica “Perle giapponesi”. Ai collaboratori veniva rilasciato uno scherzoso attestato con nomina a “Pescatore di Perle”. Dudovich vi collaborò illustrando le pagine della rivista dal 1933 al 1943 producendo circa una ventina di tavole a colori di spiccato stile plastico/moderno consono al periodo di inizio regime in genere accompagnate da didascalie riportanti brevi filastrocche rimate. Verranno ritratti uomini o donne dall’aspetto borghese con corporature possenti dotate di busto, gambe e polpacci voluminosi, visi ironici squadrati e stilizzati con menti spigolosi, tutto degno e perfettamente aderente agli schemi del regime. Le tavole saranno realizzate con un concetto di pulizia generale, con pochissimi dettagli e soggetti su sfondo bianco privo di qualsiasi contesto con il solo fine di illustrare la filastrocca satirica che veniva posta sotto le illustrazioni. Un ultimo tentativo di salvataggio della storica testata fu operato a Roma nel triennio 1986-1988, con una nuova edizione a periodicità dapprima quindicinale poi mensile. Nonostante l’impegno dell’editore e il qualificato e appassionato contributo di tutti i collaboratori, il “nuovo” Travaso non riuscì tuttavia a superare le oggettive difficoltà di penetrazione nel mercato: come già accaduto in quel periodo per molti altri giornali satirici italiani ed europei (basti pensare al celebre “Punch” inglese) cessò definitivamente le pubblicazioni, a causa del cambiamento dei tempi, delle nuove abitudini sociali e culturali, e ancor più della forza attrattiva della irrompente televisione. “© 2017 archivio MD”