Tecnica: Cromolitografia su cartone
Dimensione: cm 31,5 x 22
Anno: 1930 – 1935 ca
Soggetto: Volto di uomo con cappello Borsalino “ Omero “
Stampa: NC
Riferimenti storici: G.B. Borsalino fu Lazzaro, Alessandria ( Italia )
Provenienza: Museo Nazionale Collezione Salce, Treviso. Foto 07724 VE 11095- Catalogo 05 00652489
Note : Terzo di quattro cartoni pubblicitari. L’ “ Omero 1906 “ . Terzo cartone a marchio G.B. Borsalino fu di Lazzaro & C. – Alessandria. La storia del successo è infinita. Il vero salto di qualità fu il Grand Prix, un importante attestato di qualità vinto all’ Exposition Universelle di Parigi del 1900, diffuse la fama del marchio in tutto il mondo. Il primo di Hollywood a portare sullo schermo un Borsalino fu Charlie Chaplin che ancora oggi è ricordato con il suo ” bombetta” pendant con bastone e papillon . Quale leggera maneggevolezza di quella “ bombetta “ usata sapientemente per ogni occasione, con scherno e fissazione cronica di toglierla o metterla ?. Il successo tra il 1910 e 1940 è enorme e i cappelli “Borsalino “ finiscono sul grande schermo. Nel 1942 in “ Casablanca “ la coppia Humphrey Bogart – Ingrid Bergman porteranno in testa un Borsalino “ nella scena di addio finale. Nel 1970 esce il film “ Borsalino” , diretto da Jacques Deray, tratto dal romanzo “Bandits à Marseille” di Eugène Saccomano e ispirato alle figure di Paul Carbone e François Spirito, due membri di spicco della malavita marsigliese degli anni trenta e interpretati da Jean- Paul Belmondo e Alain Delon nei panni di due gangster armati di Luger alla cintola e Thompson automatico a caricatore tondo. Prosegue la fama verso gli anni Cinquanta e ormai un “ Borsalino” diventa un accessorio d’obbligo da uomo e donna. Altri e noti nomi calzeranno il Borsalino: da Jean Gabin, Orson Welles, Totò, Peppino De Filippo, Frank Sinatra, Al Capone, Leonardo di Caprio, Jhonny Deep, Marcello Troisi ,Clint Eastwood, Benigni, fino ad arrivare a Nicol Kidman , Madonna, Uma Thurman e la poetessa rock Patty Smith. Anche eroi tenebrosi calzeranno un cappello di Alessandria, come Indiana Jones, e perfino i mostri, come Freddy Kruger. Come dimenticare Michael Jackson nel maneggiare a scatti con destrezza e padronanza il suo Panama “ Easy “ in concerti Live da memoria. Ma poi ancora a Londra , quando la classe superiore della City londinese calzerà una bombetta Borsalino per circa 30 anni. Tra gli anni Cinquanta e Sessanta un Borsalino sarà quasi un obbligo da calzare nelle sfilate di moda di Roma e Parigi. I punti vendita si moltiplicano sia italiani che esteri. Gli affari andranno bene e ormai da decenni la Borsalino ha conquistato il prevalente monopolio commerciale nei cappelli di lusso sfornandone centinaia di modelli di ogni specie e colore. Sfilano le collezioni uomo e donna: cappelli in feltro “melusine” (a pelo lungo e lucente), baschi, cloche, coppole, cuffie in lana per l’inverno e qui segnaliamo i nuovi colori mostarda e arancio-zucca; “Panama” in paglia per l’estate apprezzato essenzialmente in versione maschile. Trascorrono i primi anni Sessanta e qualcosa inizia a non funzionare. La Borsalino imbocca il “viale del tramonto”, per parafrasare un titolo caro a quella Hollywood che l’ha resa un’icona di stile nel mondo. Anche in tale Film il protagonista James Dean calza un Borsalino. Iniziano dopo i primi anni Sessanta le vicende giudiziarie che dureranno decenni fino ad 2016/ 2017, l’azienda passerà di mano più volte, sia volontariamente che forzatamente. Subentrerà un fallimento consensuale e il “ brand “ soffrirà anche per aspetti fiscali ed economici definiti “ grigi “ nella migliore delle ipotesi. Le vicende giudiziarie di Borsalino sono note da anni: in mezzo ci sono circa 160 anni di storia e di mito e pure un francobollo, voluto appena pochi mesi fa dal ministero dello sviluppo economico per celebrare tutta quella storia e collocare l’azienda tra le “Eccellenze del sistema produttivo italiano”. Ecco in questa News il terzo cartone litografico , conservato con gli altri simili al Museo Nazionale Collezione Salce di Treviso. Misura cm 31,50 x 22,0 e databile 1930 – 1935ca. Come per gli altri tre cartoni lo stampatore è anonimo. Probabilmente il cappello è un modello “Omero 1906” prodotto ancora negli anni trenta in altre successive varianti, con cupola diversa a solco centrale e fasciata da nastro con altezza proporzionata. L’uomo è sempre lui, rappresentato in perfetto stile sarfattiano , ma questa volta senza sigaretta in bocca. © 2019 archivio MD”